nella più famosa (a livello mondiale) città-vetrina dell’Elvezia meridionale.
Anno 1996 d.C.: il parco del Tassino viene sgomberato violentemente da parte delle forze dell’ordine in completo assetto d’assalto urbano. Scene che non si erano mai viste a Lugano prima di allora, in un contesto di repressione della socialità spontanea.
Anno 2021 d.C.: gli spiriti liberi si trovano in aree ben specifiche della città, soprattutto nelle ore notturne, formando assembramenti spesso giudicati “pericolosi” dall’opinione pubblica, piegata sotto il controllo delle misure anti-Covid varate dal governo federale.
25 Anni sono passati, il problema è rimasto lo stesso.
Possiamo focalizzarci sulle motivazioni che spingono la gente a fruire dello spazio pubblico per socializzare o possiamo osservare il fenomeno più da lontano. Viviamo tempi d’incertezza. Per i giovani la scelta su come impiegare il proprio tempo vitale è ridotta a tre ridicole alternative: studiare, lavorare o gingillarsi a spese dello Stato (o di qualcun altro che può mantenerli, eventualmente). Queste tre opzioni si basano su un solo punto comune: la produttività. Quindi, cosa resta dell’animo umano, del bisogno di vitalità che muove l’essere verso il confronto, la condivisione, l’esplorazione di ciò che sta oltre i confini della realtà imposta dagli sviluppi storico-antropologici predefiniti? Non ci aspettiamo che troviate subito una risposta, potrebbe volerci del tempo.